Dal 9 novembre è diventato ufficiale: è stato Mark Zuckerberg in persona a dare l’annuncio della nascita di Meta.
Il nuovo brand che mette in soffitta il vecchio Facebook e si ripropone di traghettare la compagnia leader del mondo social nel futuro del digitale, vale a dire il metaverso.
Ma cosa rappresenta di preciso questo termine “metaverso”? E cosa ha portato l’ormai ex Facebook, un’azienda attualmente ai vertici del proprio settore di mercato, a decidere di effettuare un’operazione di rebranding così roboante e, per certi versi, rischiosa?
Metaverso: la nuova frontiera della rete?
Facciamo un passo alla volta. Il CEO del colosso di Menlo Park ha definito il metaverso come “un mondo digitale dove le persone possono muoversi tra differenti dispositivi e comunicare in un ambiente virtuale“.
In pratica una sorta di versione in chiave futuristica del gioco online Second Life, che tanto andava di moda poco meno di dieci anni fa.

Ad esempio, sarà possibile connettersi al metaverso tramite dispositivi come visori per la realtà aumentata o per la realtà virtuale, che nei prossimi anni potrebbero diventare molto più diffusi di quanto si pensi. Un primo passo in questo senso Facebook, anzi Meta, lo ha già compiuto negli scorsi mesi con il lancio della propria linea di smart glasses (i RayBan Stories, realizzati in collaborazione con Luxottica).
Questi dispositivi, nello specifico, non permettono ancora di poter usufruire della realtà aumentata, ma rappresentano comunque uno step significativo soprattutto per quello che vanno a sottintendere: in un futuro magari nemmeno troppo remoto, persino degli strumenti di uso quotidiano come un paio di occhiali (anche piuttosto eleganti, vista la marca) saranno una porta di ingresso a un mondo di vera e propria presenza virtuale.
La fruizione sarà totale, chi sarà connesso al metaverso non assisterà ad una certa esperienza da utente esterno, ma grazie alla realtà virtuale ne farà parte in prima persona.
Meta, un nuovo modo per andare “oltre”
Una volta compreso, almeno a livello generale, che cos’è il metaverso e come rivoluzionerà l’intero paradigma del mondo digitale, cerchiamo di capire come e perché tutto questo si ricollega al nuovo brand proposto da Zuckerberg & Co.
Il motivo è presto detto: in previsione di questa nuova rivoluzione della rete, la compagnia ha scelto di mettere in atto un’operazione di rebranding al fine di posizionarsi in maniera differente sul mercato.
L’intenzione è proprio quella di diventare, anche nella considerazione del grande pubblico, non un’azienda di social media che opera all’interno del metaverso, ma una vera e propria parte del metaverso stesso.
In questo senso va letto anche la trasformazione del proprio nome in Meta, che in greco significa “oltre”, un termine che ben identifica gli obiettivi del nuovo corso voluto da Zuckerberg: bisogna superare i dubbi del presente e proiettarsi nel futuro, anche se è un futuro probabilmente ancora molto lontano (si pensa che il metaverso potrebbe diventare una realtà affermata verso la fine di questa decade).
Cambiare il nome aziendale, peraltro, rappresenta solo una piccola parte delle risorse che Facebook/Meta sta applicando a questo progetto. A fronte di miliardi di dollari investiti, 10.000 persone rappresentano la forza lavoro messa all’opera su programmi inerenti la realtà virtuale e la realtà aumentata, e altre 10.000 sono in procinto di venire assunte in Europa sempre con il fine di sviluppare il metaverso, raggiungendo peraltro il doppio obiettivo di promuoverlo anche nel Vecchio Continente.

Va poi sottolineato come anche il momento storico sembri essere quello giusto: la pandemia di Covid-19, ed in modo particolare i lockdown che ne sono conseguiti, hanno accelerato il bisogno delle persone e delle imprese di nuovi modi per rimanere in contatto e per poter lavorare da remoto.
In questo senso un nuovo mondo virtuale, in grado di permettere un’immersività completa e la possibilità di incontrare veramente altre persone pur senza muoversi da casa, potrebbe davvero rappresentare un elemento chiave ed un punto di svolta in previsione di potenziali (e probabilmente inevitabili) emergenze future.
È tutto oro ciò che luccica?
Fin qui abbiamo visto tutti gli aspetti più interessanti in termini meramente tecnologici e di prospettiva. Naturalmente, però, esiste anche il lato oscuro della luna, e ci sono altri elementi meno rosei all’interno della strategia di Facebook che diversi addetti ai lavori hanno prontamente sottolineato.
In primo luogo possiamo citare la poca chiarezza e la non perfetta comprensibilità di tutto ciò che circonda il metaverso. Il quale, in effetti, rappresenta un’idea ancora lontana dalla quotidianità delle persone, come un qualcosa che appartiene più a un film di fantascienza che non alla realtà.
Questa complessità rende questo universo virtuale poco appetibile in prospettiva anche per le aziende: Yat Siu, owner e co-founder di un’importante azienda nel settore del blockchain gaming (Animoca Brands), ha per esempio sottolineato come, allo stato attuale, il metaverso altro non sia che una sorta di Disneyland, un bellissimo posto da visitare ma dove nessuno vorrebbe davvero vivere, o in questo caso fare business.
C’è poi chi ha considerato la trasformazione da Facebook a Meta non come un tentativo di riposizionamento di mercato, ma come piuttosto una volontà di distogliere l’attenzione da tutti i problemi e le polemiche che ormai da tempo stavano gravitando attorno al vecchio nome.

Parliamo naturalmente delle tematiche legate alla privacy e alla protezione dei dati, ma anche al cosiddetto whistle-blowing, con una ex-dipendente della compagnia, Frances Haugen, che alcuni mesi fa aveva lanciato accuse molto pesanti (da un lato, sul fatto che Facebook predilige i profitti privati mettendoli davanti alla sicurezza degli utenti; dall’altro, sulle varie ricerche che hanno mostrato un impatto negativo dell’eccessivo uso dei social sulle generazioni più giovani), rivolgendosi nientemeno che al Congresso americano per richiedere una modifica dell’algoritmo del social network.
In mezzo a tutte queste difficoltà interne, compreso il blackout della piattaforma durato per quasi tutta la giornata del 4 ottobre che ha causato forti disagi e perdite economiche soprattutto alle aziende che vi operano in ambito business, è evidente che l’interesse di Zuckerberg sia quello di cercare di virare il più possibile l’attenzione verso altri temi.
Ecco perché la trasformazione in Meta e il posizionamento all’interno del futuro metaverso rappresentano una partita così cruciale: Facebook/Meta sta cercando di dare l’immagine di una compagnia pioneristica e innovativa, che decide di rinunciare al proprio ruolo dominante nel settore dei social media per offrire al mondo intero addirittura un nuovo universo digitale.

Anche qui però si nasconde un certo tipo di strategia calcolata, ovviamente. Se è fuor di dubbio che Facebook rappresenti il top di gamma sul mercato social, va anche detto che questa posizione non è destinata a rimanere fissa ed immutabile. Anzi, secondo le ultime analisi oltre il 50% degli utenti di Facebook è costituito da persone che hanno dai 35 anni in su.
Se per il business aziendale attuale questo non costituisce un particolare problema, è però significativo il fatto che le giovani generazioni preferiscano migrare verso altre piattaforme (ad esempio TikTok) che si adattano maggiormente al loro genere di esigenze.
Il dominio della compagnia di Menlo Park potrebbe dunque venire incrinato, o peggio, già nei prossimi anni. Per questo motivo Zuckerberg vuole dare una svolta strategica, anche se il suo piano, come abbiamo visto, è decisamente impostato sul lungo periodo.
Da Facebook a Meta: tiriamo le somme
In realtà è difficile, per non dire impossibile, dare ad oggi un giudizio positivo o negativo sul rebranding di Facebook, proprio perché parliamo di una pianificazione che dovrà dare i suoi frutti fra alcuni anni.

Quel che è certo è che la scommessa di Zuckerberg è molto coraggiosa, ma anche rischiosa. Perché con Meta si è legato a doppio filo al successo o al fallimento di un concetto, quello del metaverso, che ad oggi è poco conosciuto dal pubblico di massa, e molto dibattuto anche tra gli addetti ai lavori di area digitale e tecnologica.
Più che sul metaverso in sé, dunque, molti esperti puntano proprio sulla figura di Zuckerberg, sul suo fiuto e sulla sua esperienza. Grazie alla quale, alla fine, potrebbe riuscire a vincere anche questa sfida, ed allora ci ricorderemo del giorno della nascita di Meta come dell’inizio di una nuova era digitale.
Non ci resta che aspettare per vedere i prossimi sviluppi, ma una cosa è certa: ci stiamo muovendo sempre verso un mondo più digitalizzato, dove le persone si abitueranno a con-vivere con la tecnologia quasi senza accorgersene. Per i professionisti e le imprese è importante stare al passo con i tempi, aggiornarsi e comprendere i bisogni degli utenti che cambiano in continuazione. Noi di Lemonet siamo un aiutante in grado di assisterti e facilitarti il lavoro, così da stare raggiungere sempre gli obiettivi prefissati.
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